Controinformazione !

Questa pagina contiene alcuni contributi tratti da tutto quello che gira in rete negli ultimi tempi.
Notizie, dichiarazioni, appelli, e tutto quello che di più interessante si legge. Non metterò nulla di quanto invece venite bombardati quotidianamente: appelli per gli orsi cinesi, pubblicità, totem tantra, barzellette, etc.

Dario Fo sulla globalizzazione
L'intervento di Umberto Eco
La Lettera di Bobbio
Uranio impoverito
stipendi dei parlamentari
disavventure di un antiberlusconiano
I nuovi manuali di storia

Dario Fo sulla globalizzazione

La globalizzazione è bellissima

Un'idea meravigliosa sta prendendo piede nel mondo: basta con la guerra, basta con le barriere tra gli stati, un'unica legge valida in tutto il pianeta e interessi talmente intrecciati da rendere impossibile nel futuro lo scoppiare di una guerra. La globalizzazione è una rivoluzione straordinaria, resa possibile da internet, qualche cosa per la quale i nostri nipoti ci saranno grati. Perché allora c'è tanta gente che contesta questa globalizzazione? Vogliono tornare alle divisioni nazionali, costruire nuove barriere e dazi? No. Abbiamo girato i siti dei "contestatori" e non abbiamo trovato una sola parola contro la globalizzazione. Il problema è su come si sta facendo questa globalizzazione. E' bellissima l'idea della libertà di commercio. Basta con i dazi e le dogane che gonfiano artificialmente il costo dei prodotti stranieri per proteggere quelli nazionali. Tutti commerciano con tutti e vinca il migliore! Alla fine questa rivoluzione andrà a favore proprio dei consumatori garantendo qualità migliore e prezzi inferiori.
Questa è la teoria. La pratica è che questa libertà di commercio e regolata a 27 mila pagine di leggi e regolamenti. potenti del mondo credono di aver fatto una furbata norme che li dovrebbe arricchire al di la' dell'immaginabile: creare un super potere mondiale eletto non dai cittadini ma dai governi (il WTO - World Trade Organization - Organizzazione mondiale del commercio). Per le grande multinazionali influenzare le scelte di un unico governo mondiale è più facile e più economico che aver a che fare con 150 autorità nazionali. E quando la globalizzazione dei ricchi entra in azione son dolori.
Eccovi un esempio reale: l'Europa decide di vietare la commercializzazione di carne agli ormoni (quella che fa crescere i seni ai bambini e fa crollare la percentuale di spermatozoi che produrranno da adulti), e decide che la quantità di diossina presente in una bistecca deve essere molto bassa. Bene, bravi. Ma questa legge penalizza la carne Usa, dove sono convinti che gli ormoni e la diossina galvanizzino la virilità. Così gli Usa fanno causa all'Unione Europea e le leggi del WTO danno ragione agli americani. L'Europa si rifiuta di accettare l'imposizione ma ogni anno deve pagare sanzioni pesantissime per questo rifiuto, sanzioni che colpiscono in particolare alcuni nostri prodotti. Ad esempio, i produttori di tartufi italiani pagano parte di questa multa di tasca loro perché che il WTO ha stabilito che i tartufi italiani venduti in Usa debbano pagare una tassa del 100%.
Cosi' si scopre che questa globalizzazione dei potenti serve per aggirare le leggi nazionali e impedire ai cittadini di difendere la qualità dei consumi. E' una globalizzazione del commercio completamente amorale attraverso la quale si impongono i giocattoli per bambini in plastica tossica e la soia transgenica. E si toglie il diritto a una nazione di impedire il commercio di palloni costruiti da bambini schiavi.
E' una globalizzazione che non tiene conto della qualità.
Le banane delle multinazionali Usa, coltivate chimicamente in immensi latifondi sudamericani, costano di meno di quelle biologiche coltivate in piccole aziende africane. Mettere sullo stesso piano i due prodotti e' ingiusto. La politica dei vertici del WTO e' quella di impedire qualunque forma di protezione dei prodotti di qualità.
Ad esempio, non vogliono che sulle etichette ci sia l'obbligo di dichiarare se i cibi contengono prodotti transgenici o se i palloni sono stati fabbricati rispettando i diritti sindacali. Dicono che è concorrenza sleale.
Ma il grottesco si raggiunge quando si pretende il diritto di poter brevettare piante e batteri trasformando una ricchezza del pianeta in un bene privato. Ma per fortuna dirlo è un conto e farlo è un altro e già questo progetto infame ha incassato i primi smacchi. Il Sud Africa si è preso il diritto di autorizzare la produzione locale indipendente delle medicine essenziali rifiutandosi di rispettare i brevetti. Le case farmaceutiche hanno intentato causa ma la reazione dell'opinione pubblica internazionale è stata talmente forte che alcune multinazionali hanno deciso di liberalizzare l'uso dei loro brevetti nel terzo mondo e quando il tribunale sudafricano ha dato ragione al governo il fronte farmaceutico ha abbandonato la battaglia.
Ma lottare solo contro i singoli provvedimenti del WTO è perdente. Dobbiamo opporre la nostra globalizzazione alla loro. Se il governo del WTO è in mano agli uomini delle multinazionali è su queste che dobbiamo agire usando la leva del consumo. L'immenso potere dei nostri acquisti.
Non vi piacciono le scelte di Bush sull'ecologia? Non fate piu' benzina ai distributori della Esso. La Esso è della statunitense Exxon. Sono loro i petrolieri che hanno sostenuto Bush finanziando la sua campagna elettorale. Possiamo sfilare in milioni contro le scelte di questo ubriacone e lui non se ne accorge neanche. Ma se la Esso gli dice una parolina...
I protagonisti di questo grande complotto contro i popoli del mondo sono qui, davanti a noi, ogni giorno, e noi abbiamo un modo molto semplice per dire loro che non ci piace quello che fanno. Non comprare i loro prodotti!!!

Dario Fo e Franca Rame



L'intervento di Umberto Eco

Perché in Berlusconi si nasconde un comunista

Il modo in cui il Polo ha impostato la sua campagna elettorale è senza dubbio efficace, così che molti si chiedono quale sia non diciamo il suo segreto ma la sua chiave e il suo modello. La prima cosa che viene in mente è che il Polo, e segnatamente Berlusconi (unico volto della campagna) seguono il modello pubblicitario. Del modello pubblicitario hanno individuato la riproposta continua dello stesso simbolo e di pochi slogan memorizzabili, nonché un'accorta scelta cromatica, certamente vincente perché molto affine a quella di Windows.
L'elementarità degli slogan è la stessa di quella dei prodotti di grande consumo e ha in comune con le campagne commerciali il principio per cui lo slogan non deve preoccuparsi di essere giudicato vero.
Nessun acquirente crede realmente che Scavolini sia la cucina di tutti gli italiani (le statistiche lo smentirebbero) o che il detersivo tale lavi più bianco degli altri (la casalinga o il casalingo sanno che, oltre un certo prezzo, i detersivi di marca lavano più o meno nello stesso modo): e tuttavia gli acquirenti quando debbono fare un acquisto sono più sensibili ai prodotti di cui hanno memorizzato lo slogan.
In tal senso è del tutto inutile (o al massimo divertente) che satirici o politici ironizzino sul presidente operaio o sulle pensioni più dignitose per tutti: lo slogan non pretende di essere creduto ma solo di essere ricordato. Tuttavia il modello pubblicitario funziona per i manifesti o altri tipi di annuncio pubblicitario ma non, per esempio, per le azioni di battaglia parlamentare o a mezzo media, condotte a mano a mano che si avvicina la scadenza elettorale.
Anzi, qualcuno ha già notato un'apparente contraddizione tra l'amichevolezza della propaganda e l'aggressività dell'azione politica, tanto da intravedervi un errore di tattica. Ed ecco che si è fatta strada l'interpretazione Montanelli: non sapendo controllare alcune eredità genetiche delle sue componenti e alcune tendenze psicologiche profonde del suo leader, il Polo manifesterebbe le proprie tendenze autoritarie e una nostalgia latente (ancorché ancora simbolica) per il santo manganello.
Ma anche questa lettura mi sembra parziale. Essa spiega alcune intemperanze, minacce e promesse, ma non tutti i comportamenti dell'alleanza, che mi paiono invece seguire, in modo coerentissimo, un altro modello. Questo modello è non fascista o consumistico, bensì veterocomunista e, per certi aspetti, sessantottardo.
Cerchiamo (chi ha l'età per poterlo fare) di ricordare quali erano le tattiche e le strategie propagandistiche del comunismo togliattiano. Per quanto complessa potesse essere l'elaborazione culturale interna al gruppo dirigente, il partito si mostrava all'esterno mediante slogan efficaci e comprensibili, ripetuti in ogni occasione.
Anzitutto l'attacco all'imperialismo capitalista come causa della povertà nel mondo, al Patto Atlantico come suo braccio guerrafondaio, al governo come servo degli americani, e alla polizia come braccio armato del governo. Se non a livello istituzionale, avveniva peraltro la delegittimazione di una magistratura che condannava gli scioperanti in agitazione ma non i loro aguzzini, o per lo meno si sottolineava una netta distinzione tra una magistratura buona, in genere pretori d'assalto, che si occupavano dei diritti delle masse e una magistratura cattiva che non condannava gli illeciti della classe dirigente ma era severa con la protesta operaia.
Basta sostituire all'America il Comunismo e i suoi servi sciocchi (che possono andare sino al cattolico Scalfaro o al conservatore Montanelli), e tenere presente la divisione tra toghe rosse, che investigano sugli affari di Berlusconi, e toghe "buone" (chiamate in causa ogni volta che si deve dimostrare che l'accusa era infondata) e lo schema appare lo stesso.
In secondo luogo ricordiamo l'uso di slogan di presa immediata (ben più semplicistici del progetto politico che volevano propagandare): si pensi agli interventi alla Pajetta nelle Tribune Politiche dove, malgrado la sottigliezza dialettica dell'oratore, l'idea centrale era "bisogna cambiare le cose".
In terzo luogo la capacità indubbia di monopolizzare valori comuni e farli diventare valori di parte: si pensi alla massiccia campagna per la pace, all'uso di termini come "democratico" (che alla fine veniva a connotare solo i regimi dell'est europeo), alla cattura quarantottesca dell'immagine di Garibaldi. Così come oggi chi grida "forza Italia" in un campo sportivo, o parla di valori liberali e di libertà diventa immediatamente propagandista del Polo, allora chi avesse voluto parlare di pace e pacifismo veniva automaticamente arruolato tra i compagni di strada del PC - almeno sino a che Giovanni XXIII con la Pacem in Terris non si è ripreso l'ideale della pace come valore non comunista.
Altro elemento della propaganda e della politica veterocomunista (sia in parlamento che nelle piazze) era da un lato l'estrema aggressività, anche verbale, in modo da denunciare ogni atteggiamento avversario come anti-popolare, e al tempo stesso la denuncia costante dell'aggressività altrui e della persecuzione nei confronti dei partiti popolari. Questo atteggiamento è passato poi, in modo ben più cruento, dai movimenti insurrezionali sudamericani (per esempio i Tupamaros) ai terroristi europei, che seguivano il progetto (rivelatosi utopico) di mettere in atto provocazioni insostenibili per ogni governo affinché si scatenasse come risposta una repressione di Stato che poi sarebbe stata sentita come insostenibile dalle masse.
Ma, senza andare a scomodare i movimenti violenti, l'aggressività nel denunciare il complotto dei media è diventata l'arma vincente dei radicali, che hanno costruito la loro vasta visibilità mediatica su azioni di protesta per il silenzio che i media avrebbero praticato nei loro confronti. Tipico del berlusconismo è infatti di disporre di un formidabile apparato massmediatico e di usarlo per lamentare la persecuzione da parte dei media.
Altri elementi della propaganda veterocomunista erano il richiamo al sentimento popolare (oggi "la gente"), l'uso di manifestazioni massicce con sventolio di bandiere e canti, la fedeltà al colore-richiamo di fondo (allora rosso, oggi blu) - e infine (se dobbiamo dare ascolto alle analisi della destra) l'occupazione più o meno strisciante dei luoghi di produzione culturale (allora massimamente le case editrici e i settimanali).
Potremmo persino citare il tentativo compiuto dall'Universale del Canguro di ascrivere i grandi del passato tra gli autori progressisti, da Diderot a Voltaire, da Giordano Bruno alle utopie di Bacone, da Erasmo a Campanella. E cito questi nomi perché sono quelli che, sia pure in edizioni raffinate e non popolari, Publitalia sta riesumando. Un discorso più complesso e sottile andrebbe fatto a proposito della "doppiezza togliattiana", ma lascio al lettore la scoperta di interessanti analogie.
Mentre parlavo a qualcuno di queste somiglianze, mi è stato fatto notare che tuttavia, pur nella sua aggressività verso il governo, il Pc dei tempi classici aveva cercato di sostenere molte delle leggi che esso proponeva (dall'articolo 7 della Costituzione a molte riforme), mentre pare tipico del Polo opporsi, magari mediante uno sdegnoso astensionismo, a riforme governative che pure esso potrebbe in parte sostenere.
Certamente Togliatti, una volta accettata l'idea che dopo Yalta non si poteva, e forse non si doveva, pensare a una soluzione rivoluzionaria, aveva conseguentemente accettato l'idea di una lunga marcia attraverso le istituzioni (il cui capitolo finale sarebbe stato, molto dopo la sua morte, il consociativismo). In tal senso la politica del Polo non sembra veterocomunista. Ma ecco che qui si innerva, nel modello propagandistico e nelle strategie e tattiche di lotta politica del Polo, il modello dei gruppi extraparlamentari del Sessantotto.
Del modello sessantottesco si ritrovano nel Polo molti elementi. Anzitutto, l'identificazione di un nemico molto più sottile e invisibile degli Stati Uniti, come le multinazionali o la Trilaterale, denunciandone il complotto permanente. In secondo luogo il non concedere mai nulla all'avversario, demonizzarlo sempre, qualsiasi fossero le sue proposte, e quindi rifiutare il dialogo e il confronto (rifiutando ogni intervista di giornalisti costitutivamente servi del potere). Di qui la scelta di un Aventino permanente e dell'extraparlamentarismo. Questo rifiutarsi a qualsiasi compromesso era motivato dalla convinzione, reiterata a ogni momento, che la vittoria rivoluzionaria era imminente. E dunque si trattava di fiaccare i nervi a una borghesia complessata, annunciandole a ogni passo una vittoria indiscutibile dopo la quale non si sarebbero fatti prigionieri e si sarebbe tenuto conto delle liste di proscrizione che apparivano nei tazebao. Con la tecnica del lottatore di catch che terrorizza il contendente con urla feroci, s'intimidiva l'avversario con slogan quali "fascisti, borghesi, ancora pochi mesi" e "ce n'est qu'un debut", o lo si deligittimava al grido di "scemo, scemo!" (l'arteriosclerosi di Montanelli).
La marcia verso la conquista del potere veniva sostenuta attraverso l'immagine trionfale di un volto carismatico, fosse esso quello del Che o della triade Lenin, Stalin, Mao Tze Tung - e a nessun leader minore veniva concesso l'onore del ritratto. Tutte queste potrebbero sembrare soltanto analogie, dovute al fatto che i comportamenti propagandistici si assomigliano tutti un poco, ma giova ricordare quanti transfughi e del vetero comunismo e del Sessantotto siano confluiti nelle file del Polo.
Per cui non è irragionevole pensare che Berlusconi, più che ai pubblicitari e ai sondaggisti della prima ora, abbia prestato orecchio a questi consiglieri. Inoltre, prestare orecchio a esperti di un rapporto con le masse, appare particolarmente intelligente dal momento che, nella geografia politica attuale, il vero partito di massa è il Polo, che ha saputo individuare, nel disfacimento sociologico delle masse pensate dal marxismo classico, le nuove masse, che non sono più caratterizzate dal censo bensì da una generica appartenenza comune all'universo dei valori massmediatici, e quindi non sono più sensibili all'argomento ideologico bensì al richiamo populista.
Il Polo si rivolge, attraverso la Lega, alla piccola borghesia poujadista del nord, attraverso An alle masse emarginate del sud che da cinquant'anni votavano per monarchici e neofascisti, e attraverso Forza Italia alla stessa classe lavoratrice di un tempo, che in gran parte ascende al livello della piccola borghesia, e di questa ha i timori per la minaccia che viene dai nuovi lumpen per i propri privilegi, e avanza le richieste a cui può rispondere un partito che faccia proprie le parole d'ordine di ogni movimento populista, la lotta contro la criminalità, la diminuzione della pressione fiscale, la difesa dal prepotere statale e dalla capitale fonte di ogni male e corruzione, la severità e il disprezzo nei confronti di ogni comportamento deviante.
Non si trascuri che di matrice populista sono alcuni degli argomenti con cui persone anche di umile condizione manifestano la loro attrazione per Berlusconi. Gli argomenti sono che essendo egli ricco non dovrà rubare (argomento che si basa sull'identificazione qualunquistica tra politico e ladro), l'indifferenza al conflitto di interessi (che cosa importa a me se fa i suoi interessi, l'importante è che si occupi anche dei miei, che sono diversi dai suoi) e la persuasione mitica che un uomo che ha saputo diventare enormemente ricco possa distribuire benessere anche al popolo che governa (senza considerare che questo non è mai accaduto né con Bokassa né con Milosevic).
Si noti che non solo questa è persuasione tipica del teledipendente (chi si avvicina alla trasmissione miliardaria ha buone possibilità di diventare miliardario) ma è atteggiamento che affonda le proprie radici in credenze primitive e forse archetipe. Si pensi al "culto del cargo", fenomeno religioso che si è manifestato tra le popolazioni dell'Oceania tra l'inizio del colonialismo sino almeno alla fine della seconda guerra mondiale: siccome i bianchi arrivavano sulle loro coste, per nave o per aereo, scaricando cibo e altre merci mirabolanti (che ovviamente servivano all'invasore), nasceva l'attesa messianica di una nave, prima, e di un cargo aereo poi, che sarebbe arrivato a portare gli stessi beni anche ai nativi.
Quando si individuano nel proprio elettorato queste pulsioni profonde si è partito di massa, e di ogni classico partito di massa si adottano parole d'ordine e tecniche d'assalto. E forse uno dei peccati originali della sinistra, oggi, è nel non sapere accettare in pieno l'idea che il vero elettorato di un partito che si vuole riformista non è più fatto di masse popolari bensì di ceti emergenti, e di professionisti del terziario (che non sono pochi, purché si sappia che è a essi e non alla mitica classe operaia che occorre rivolgersi).
Pertanto una delle scoperte di questa campagna elettorale potrebbe essere che il politico più "comunista" di tutti è probabilmente Berlusconi. In realtà le tattiche veterocomuniste e sessantottesche saranno le stesse, ma vengono messe al servizio di un programma che può andare bene anche a molti strati della Confindustria, ai quali in altri tempi è andato bene il programma corporativista. In ogni caso, avanti o popolo.

Umberto Eco

Mi sento in dovere di rispondere: Caro Umberto, hai dimenticato due cose fondamentali. Primo: in Italia i comunisti non sono mai andati al potere; Forza Italia sì, nel 1994, e lo era già con Craxi e la P2, come forza silenziosa della reazione. Due: i post-sessantottardi o gli ex-comunisti sono oggi in Forza Italia non per le analogie ideologiche ma per un motivo ben più semplice: per i soldi ! Berlusconi se li è comprati. Inoltre Forza Italia garantisce ai ceti più ricchi tutti i privilegi acquisiti (giustamente o ingiustamente) e l'impunità fiscale.

Marco Ciari



Appello di Norberto Bobbio

Appello contro il Polo delle Libertà
E' necessario battere col voto il così detto Polo delle Libertà.
Destra e sinistra non c¹entrano: è in gioco la democrazia: Berlusconi ha dichiarato di voler riformare la prima parte della Costituzione, che contiene i valori su cui si fonda la nostra società, e di volere altresì una legge che darebbe al Parlamento la facoltà di stabilire ogni anno la priorità dei reati da perseguire. Una tale legge subordinerebbe il potere giudiziario al potere politico, abbattendo così uno dei pilastri dello stato di diritto. Oltre a ciò Berlusconi, che è ancora indagato, in Italia e all¹estero, per reati diversi, fra cui uno riguardante la mafia, insulta i giudici e cerca di delegittimarli in tutti i modi, un fatto che non ha riscontri al mondo. Ma siamo veramente un paese civile? Chi pensa ai propri affari economici e ai propri vantaggi fiscali governa malissimo: nei sette mesi del 1994 il governo Berlusconi dette una prova disastrosa. Gli innumerevoli conflitti di interesse creerebbero ostacoli tremendi a un suo governo sia in Italia, e ancora di più, in Europa. Le grandiose opere pubbliche promesse dal Polo dovrebbero essere finanziate almeno in parte col debito pubblico, ciò che ci condurrebbe fuori dall¹ Europa. A coloro che, delusi dal centrosinistra, pensano di non andare a votare, diciamo: chi si astiene vota Berlusconi.
Una vittoria del Polo minerebbe le basi stesse della democrazia.

Norberto Bobbio, Alessandro Galante Garrone, Alessandro Pizzorusso, Paolo Sylos Labini

Le adesioni possono essere inviate:
al sito Internet www.ilponterivista.com ovvero all¹ e-mail:  ilponteed@iol.it o al fax  055.6236102


Uranio impoverito

Oggetto: forse avete già letto...
Le prime pagine dei giornali europei sono occupate da titoli sui soldati, reduci della Bosnia, che stanno morendo a causa dei proiettili all'uranio. Questa è una delle storie più agghiaccianti del decennio passato, una storia che se non fosse vera avrebbe potuto essere un film di fantascienza realizzato da un pazzo mitomane.
Correva l'anno 1968 e alcuni strani individui iniziavano a preoccuparsi per le centrali nucleari. Ci si chiedeva: "Ma dove le metteranno le scorie radioattive?" Si iniziò così a manifestare contro le centrali nucleari. E in Italia si ottenne di fermare il nucleare. Nel frattempo però i potenti della terra avevano trovato la soluzione al problema delle scorie radioattive. Avevano iniziato a usarle come zavorra negli aerei (a 500 chili per volta), negli elicotteri, nelle chiglie delle navi, nei muletti per il sollevamento dei pancali, nelle mazze da golf, come additivo in coloranti, come brillantante nelle paillettes e come corazza nei proiettili anticarro. E questo nonostante, fin dal 1989, esistano studi approfonditi, commissionati dal Pentagono, che spiegano come l'uranio 238, il cosiddetto uranio  impoverito, sia veramente pericoloso per la salute e l'ambiente. Specie se si incendia come accade tutte le volte che i proiettili all'uranio colpiscono un ostacolo. Non solo, decidono di usare l'uranio impoverito anche per zavorrare alcuni tipi di missili. Così sono più precisi, dicono. Tacciono sul fatto che esistono altri metalli altrettanto pesanti che costano poche centinaia di dollari al quintale, non importa...
Hanno trovato un modo pratico di smaltire le scorie radioattive. Fino agli anni '90 quest'uso criminale di una sostanza radioattiva e' stato uno dei segreti meglio custoditi del mondo. Poi gli Usa hanno scaricato tonnellate di proiettili all'uranio impoverito sull'Iraq e il Kuwait e, dopo qualche tempo, migliaia di reduci e di abitanti delle zone di guerra hanno iniziato a morire di tumore e leucemia. Per non parlare delle nascite con malformazioni. I vertici del Pentagono hanno tentato in ogni modo di tenere nascosto il loro crimine assurdo.
Poi, nel 1993 un Boeing 747 con circa 500 kg di U-238 e' caduto su Amsterdam incendiandosi e dopo qualche anno si sono iniziati a contare i morti per la contaminazione, più di 5 mila. Poi e' stata la volta della Somalia e della Bosnia. E arriviamo al 1999, scoppia la guerra del Kosovo, ormai ci sono centinaia di comitati in tutto il mondo impegnati nel richiedere l'abolizione dell'uso militare e civile dell'U-238, e molti intellettuali, firmano appelli perché non si usino questi proiettili sui campi di battaglia.
In Italia mandiamo comunicati a più di 400 giornalisti e a centinaia di parlamentari. Escono nostre lettere sul Corriere della Sera e sulla Repubblica...Ma non succede niente !
La società civile non si muove, i generali sostengono che l'U-238 e' innocuo, alcuni scienziati minimizzano il pericolo, solo i verdi Cento e Semenzato cercano di fare qualche cosa ma tutto cade nel silenzio.
Non si e' voluto vedere quello che stava succedendo. E in questo momento ci appaiono veramente tragiche le prime pagine dei giornali, tutti sconvolti dai primi morti tra i reduci della Bosnia dove furono sparati 10 mila proiettili.
Uno studio commissionato dal ministero degli esteri, in piena guerra del Kosovo, al fisico Maurizio Martellini della Landau Center di Como ha calcolato il rischio di insorgenza di 1620 tumori per ogni proiettile all'uranio sparato.
Pochi si chiedono cosa stia succedendo alle popolazioni che tutt'ora vivono nelle zone contaminate e che continuano a assorbire quote sempre più' alte di radiazioni. Pochi si chiedono se sia il caso di vietare a carichi di uranio impoverito di volare sulle nostre teste, atterrare sui nostri aeroporti, navigare lungo le nostre coste, stazionare nei nostri capannoni industriali e agitarsi sui nostri campi di golf.
Anche in questo caso dovremo avere prima una scia di morti ben visibile? Possibile che soltanto dopo i funerali ci si decida a vedere un pericolo? Forse avere una classe politica lungimirante e' chiedere troppo. Ma almeno qualche vedente ci farebbe comodo.

Dario Fo e Franca Rame



Gli stipendi dei parlamentari

Stiamo promuovendo un referendum per l'abolizione dei privilegi di tutti i parlamentari...
queste informazioni possono essere lette solo attraverso internet in quanto quasi tutti i mass media rifiutano (servi) di portarle a conoscenza degli italiani... ovviamente ci è contro tutto il sistema politico... speriamo
comunque che tutti gl'italiani intelligenti andranno a firmare la prossima estate presso le sedi comunali...(ovviamente chiediamo anche dei rappresentanti presso tutti i comuni che portino il testo del referendum (Gazzetta Ufficiale 28-11-99) presso le segreterie per metterlo a disposizione dei cittadini che vorranno firmarlo.

COSTO DI UN DEPUTATO
STIPENDIO TOTALE 37.086.079 AL MESE !!!!
STIPENDIO BASE 19.325.396 al mese
PORTABORSE 7.804.232 al mese (generalmente parente o familiare)
RIMBORSO SPESE AFFITTO 5.621.690 al mese
RIMBORSO SPESE VARIE (che non si devono dire) 1.001.320 al mese
RIMBORSO SPESE VIAGGIO 2.052.910 al mese
TELEFONO CELLULARE gratis
TRIBUNA D'ONORE NEGLI STADI gratis
TESSERA DEL CINEMA gratis
TESSERA TEATRO gratis
TESSERA AUTOBUS - METROPOLITANA gratis
FRANCOBOLLI gratis
VIAGGI AEREO NAZIONALI gratis
VIAGGI TRENO CARROZZA LETTO gratis
CIRCOLAZIONE AUTOSTRADE gratis
CORSO LINGUA STRANIERA gratis
PISCINE E PALESTRE gratis
VAGONE RAPPRESENTANZA DELLE FS gratis
AEREO DI STATO gratis
USO DI PREFETTURE ED AMBASCIATE gratis
CLINICHE gratis
RIMBORSO SPESE MEDICHE gratis
ASSICURAZIONE INFORTUNI gratis
ASSICURAZIONE IN CASO DI MORTE gratis
AUTO BLU CON AUTISTA gratis
GIORNALI gratis
RISTORANTE gratis (nel 1999 hanno mangiato e bevuto gratis per 2 .850 milioni di lire)
Liquidazione (per ogni anno di mandato si intascano uno stipendio)
Pensione 4.762.669 (possono acquisire il diritto alla pensione dopo 35 mesi in parlamento mentre obbligano i cittadini a 35 anni di contributi)
Indennità di carica (da 650.000 circa a 12.500.000)
200.000.000 circa li incassano con il rimborso spese elettorali (in violazione alla legge sul finanziamento ai partiti)
50.000.000 ogni anno ciascuno se fondano un giornaletto. (es.: la sig.ra Pivetti, ex-Presidente Camera dei Deputati, per tutta la vita avrà l'auto blu ed una scorta sempre a suo servizio)
Questa classe politica ha causato un danno al paese di 2 MILIONI E 446 MILA MILIARDI.
La sola camera dei deputati costa al cittadino 4.289.968 AL MINUTO
INOLTRE, nelle regioni i consiglieri regionali PERCEPISCONO LO STESSO STIPENDIO DEI PARLAMENTARI !! IN SICILIA ADDIRITTURA DI PIU'
Che dire ?
Tutto vero, ma attenzione a non essere troppo qualunquisti: i politici avranno pure tutti questi privilegi, ma è assai più grave il fatto che i mafiosi rubino miliardi alle casse dello Stato tramite gli appalti truccati, o che le lobbies industriali vicine ai potenti abbiano altrettanti miliardi in commesse e aiuti. E i soldi dell'Unione Europea per progetti mai realizzati ? In che tasche sono finiti ?

Meditate gente meditate



Disavventure di un antiberlusconiano - web.tiscalinet.it/markbernardini/berluska.htm

5 febbraio 2001. Questo sito è nato il 10 ottobre 2000. Da allora, in poco più di 100 giorni, oltre un milione di accessi, quasi mille immagini. Un gruppo di discussione di quasi trecento persone. Sono successe tante cose. Faccio l'interprete dal 1978, ormai da metà novembre ho di fatto perduto tutti i miei clienti privati. Se vincesse il signore oggetto del presente sito, ho come l'impressione (confermata da più parti, e non sto parlando di voci) che perderei anche i clienti "istituzionali", al cambio della guardia. Ho lo sfratto esecutivo, con la forza pubblica, tra poche settimane, in barba all'applicazione di una sentenza che sarà emessa solo dopo lo sfratto stesso. Il Comune di Milano mi ha negato la casa popolare, nonostante io abbia un imponibile annuo che non raggiunge i 16 milioni (il massimo consentito dalla legge è 21), con una motivazione a dir poco risibile: "persona giovane in piena capacità lavorativa" (sic!). Ergo, vai a dormire sotto i ponti.
Hanno cercato di intimidirmi con telefonate notturne anonime. Non ci sono riusciti. Cercano tuttora di infettare il mio computer con virus quasi quotidiani in messaggi anonimi. Non ci riescono. Ogni volta che sposto i files scaricabili sull'ennesimo nuovo server, dopo un po' inspiegabilmente non funziona. Adesso ho spostato di nuovo, quindi - per ora - non ci riescono. Hanno indetto un concorso per il miglior "tarocco", al fine di ridurre tutto ad una burla, abbiamo indetto un contro-concorso pubblico online. Dopo qualche giorno, ha smesso di funzionare, ed i responsabili del server "Freevote" non hanno mai risposto alle nostre proteste. Ci siamo fermati a poco più di 300 votanti (per inciso, la più votata risulta quella con Berlusconi dietro le sbarre).
A metà dicembre ho scritto un libro. Oltre ai prevedibili veleni di destra, mi sono piovute addosso le critiche di quanti hanno partecipato a questa scommessa probabilmente solo per avere la loro fetta di notorietà. Forse pagati, o forse stupidi, francamente non importa: se il sito, il gruppo di discussione, il libro, le interviste nazionali ed internazionali, gli articoli che settimanalmente scrivo per Rinascita avessero smosso anche mezzo voto (spero di più, perbacco!), avrei comunque portato la mia pietruzza di contributo. Fra tre mesi si vota, in Italia. Non escludo che a breve riescano a tapparmi la bocca. Tuttavia, non tapperanno la bocca alle nostre iniziative, e non è retorica: siamo tanti, non possono eliminarci tutti. Non ancora, almeno.
La parola d'ordine è: resistere un minuto più del padrone.
Webmaster schifato, orgoglioso di questa pagina, per nulla impaurito: Mark Bernardini



Nasce l'impero di Silviodoro I° - I nuovi manuali di storia

Da "Storia d'Italia" di Gasparri, Previti e Storace.
Testo per le scuole medie e superiori dell'anno 2010

Ai primi del Novecento un giovane pittore di nome Adolf Hitler, si accorse che la dittatura comunista stava cingendo d'assedio la Germania e il mondo.
Dopo essere stato perseguitato dalla magistratura e incarcerato, scrisse un veemente saggio sulla superiorità della razza nordica, che lo rese assai popolare. Egli si recò con una piccola scorta militare in Polonia, per promuovere le sue idee. Subito l'Europa filocomunista e parcondicionista gridò all'invasione e lo attaccò.
Hitler si difese eroicamente. Per evitare danni ai civili, evacuò alcune città e sistemò gli abitanti in centri di accoglienza quali Auschwitz e Buchenwald. Purtroppo il grande numero di persone causò disagi e carenze nell'accoglienza.
La storiografia marxista, con la consueta enfasi settaria, bollò l'accaduto col termine "Olocausto". In realtà, anche se ci fu qualche eccesso da parte dei militari tedeschi, la vicenda è ancora così oscura che, per la sua delicatezza e la violenza di alcune immagini, il ministro dell'istruzione Rovagnati l'ha vietata ai minori di anni 18. Potrete eventualmente studiarla all'università se passerete l'esame delle "quattro i": (Internet, Impresa, Inglese e "ll papà mi dà trenta milioni per iscrivermi").
Dopo il presunto Olocausto, tutti si accanirono contro il povero Adolf. Egli affrontò con coraggio le armate staliniane, la lobby giudaica, i depravati inglesi e i sanguinari francesi. Ma alla fine fu travolto da un massiccio sbarco di extracomunitari in Normandia, favorito dalla politica lassista delle sinistre italiane. Intanto in Italia Benito Mussolini e altri carbonari, che avevano appoggiato il generoso sforzo liberista hitleriano, furono rovesciati da una congiura di partigiani sostenuti dalla magistratura.
La dittatura comunista regnò per molti anni, con la collaborazione dei cattolici rossi, dei massoni e della lobby omosessuale. Uomini come Fanfani, Rumor, Scelba, e Taviani, tutti di stretta osservanza marxista, detennero a lungo il potere, e nelle scuole la propaganda stalinista cancellò ogni traccia di verità storica.
Lo scoppio di una caldaia alla stazione di Bologna, sostenuto a lungo dal solo perseguitato Bruno Vespa, fu contrabbandato per strage, e così pure venne deviata la verità su Ustica (l'aereo scontratosi contro un sottomarino russo impazzito) e sul guasto meccanico dell' Italicus. Si giunse persino a dire che Hitler era dotato di un membro sotto la media, mentre invece… (vedi illustrazione pagina 145 in alto).
Ma ecco irrompere sulla scena mondiale un giovane eroico lombardo, Silvio Berlusconi (vedi illustrazione pagina 145 in basso). Egli cantava in un piano-bar e non pensava alla politica, quando un giorno vide apparire, su un prato alla periferia di Milano, un angelo con la spada fiammeggiante che gli disse: "O unto da Dio, tu sei il prescelto: libererai l'Italia dai comunisti e diventerai ricco e famoso. Eccoti i fondi per fare tre televisioni".
E di colpo Berlusconi si ritrovò pieno di monete d'oro. I magistrati persecutori gli chiesero a lungo come avesse fatto quei soldi così in fretta, ma dovettero arrendersi di fronte al miracolo.
Nella cantina della sua modesta abitazione di Arcore, Silvio preparò la riscossa insieme a patrioti come Dell'Utri, Previti, Confalonieri e Pilo.
Con pochi mezzi e coi i media tutti in mano al nemico bolscevico, riuscì a vincere le elezioni, ma il tradimento di un altro lombardo, Bossi, lo privò del giusto diritto a governare.
La dittatura rossa tornò a opprimere l'Italia. I comunisti tolsero a Berlusconi ogni avere, tutte le televisioni e lo incarcerarono per lunghi anni. Silvio Berlusconi fu rinchiuso insieme a Silvio Pellico allo Spielberg, un castello appartenuto al produttore americano. Ma un giorno l'angelo fiammeggiante riapparve e liberò Berlusconi, che rivinse le elezioni a capo di un triumvirato.
Questa volta non commise gli errori precedenti. Liquidò con un congruo assegno gli altri triumviri Bossi e Fini e divenne imperatore d'Italia col nome di Silviodoro primo. Sotto di lui la Fininvest e il paese godettero di un periodo di prosperità senza pari. Fu iniziato il ponte di Messina, per congiungere Messina a Reggio Emilia. Fu genialmente creato un milione di posti di lavoro licenziando un milione di vecchi lavoratori. La battaglia tra magistratura e mafia fu finalmente vinta, sconfiggendo la magistratura.
Oggi nel 2010, il nostro paese è invidiato e temuto, anche se è tuttora accerchiato dai centri sociali, dall'Europa bolscevica e dai molli americani del primo presidente ex nero Michael Jackson. Ma l'imperatore Silviodoro si prepara a fare dell'Italia la più grande potenza del mondo libero. Le nostre truppe e le nostre parabole televisive hanno già conquistato la Svizzera, e dall'Austria del nostro alleato Kaiser Haider accerchiano Praga e puntano verso la Polonia. E stavolta, non falliremo.

(Stefano Benni)


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